Siamo a inizio Plastic Free July, mese-evento dell’anno in cui cerchiamo di limitare il più possibile l’uso quotidiano della plastica. In questi 31 giorni, i social (e il profilo Instagram della Rete Zero Waste) si scatenano con contenuti dedicati, accompagnati da hashtag come #plasticfree e #zerowaste”.
Come talvolta accade quando a determinare l’efficacia comunicativa è il numero di caratteri su un post, è facile giungere a conclusioni affrettate o non spiegarsi al meglio. Ad esempio, viene forse spontaneo associare l’iniziativa alla lotta incondizionata alla plastica, a prescindere dall’uso che se ne fa. Proprio nel luglio scorso ha fatto scalpore nella “bolla di Instagram” il post provocatorio di un famoso divulgatore scientifico che criticava fortemente questa “crociata” contro il famigerato nemico. Per chi mostra già un certo scetticismo, i fraintendimenti sono tanti, e rischiano di descrivere il movimento zero waste per quello che non è.
Ma come fare per evitarli?
Non potendo parlare per ogni entusiasta zero waster al mondo, è sorta la necessità di capire come la Rete Zero Waste concepisce lo zero waste, la questione sulla plastica ma soprattutto il nostro approccio all’ambientalismo. Se i fraintendimenti e gli errori sono inevitabili, questo articolo spera almeno di non contribuire alla confusione.
Anche in questo caso, poter associare il movimento zero rifiuti a un percorso più che a uno “stile di vita” risulta molto utile. Mantenendo la metafora del percorso per tutto l’articolo, cerchiamo di analizzare come quello della Rete è mutato e si è evoluto nel corso del tempo.
La prima tappa del nostro viaggio non dovrebbe essere alla discarica!
L’obiettivo di questo mese “senza plastica” non è quello di andare a vivere nella foresta e nutrirsi di radici (per altri simpatici stereotipi, vi rimandiamo all’articolo dedicato), ma comprendere l’onnipresenza e l’impatto di questo materiale. A leggere dei danni causati dall’industria della plastica, viene quasi spontaneo volersi liberare di qualsiasi cosa. Bacinelle, spazzolini elettrici, flaconi mezzo vuoti, giochi che già abbiamo per convertirsi al bambù… non cediamo a questa tentazione!
Rinunciare a tutto non solo è impossibile ma è anche controproducente, poiché vorrebbe dire sbarazzarsi tanti oggetti, che già possediamo, in nome dell’ecologia.
I primi passi sono i più carichi di energia, ma attenzione a non stancarsi troppo
L’entustiasmo a inizio percorso è tanto, la voglia di cambiare il mondo prende il sopravvento. Questa energia è preziosa, e noi consigliamo di farne buon uso. Non la esauriamo prefiggendoci obbiettivi irraggiungibili o addossando unicamente su di noi la gestione della casa o della spesa.
Attenzione alla trappola Dunning-Kruger
L’effetto Dunning-Kruger è un rischio per ogni ambientalista in erba (e non solo). Si tratta di un paradosso cognitivo secondo il quale persone poco preparate (o incompetenti) tenderebbero a sopravvalutare con supponenza le proprie abilità o conoscenze ritenendosi esperte in un determinato campo, e vice versa.
Dopo ore e ore di documentari sull’inquinamento (e probabilmente anche qualche post più o meno affidabile sui social) rischiamo voler fare “divulgazione” su argomenti di cui sappiamo poco o nulla. Il rischio di fornire informazioni sbagliate è alto, anche se a fin di bene. Camminiamo con cautela, il percorso è pieno di ostacoli e non siamo (ancora) l’atleta che vorremmo essere!
Il Luglio Senza Plastica è un ottimo punto di partenza…
In questo mese abbiamo la possibilità di mettere in discussione le nostre abitudini per cambiarle nel lungo termine. L’obbiettivo è lodevole e da anni sosteniamo con entusiasmo questa iniziativa. Questo luglio può essere uno stimolo attraverso una sfida a tema, e ogni nostra azione fa la differenza!
… ma il percorso è molto più ampio (e lungo)
Questo punto è già stato sollevato nell’articolo dedicato alla differenza tra plastic free e zero waste. Ridurre il movimento zero rifiuti alla lotta alla plastica esclude dal nostro percorso spunti tanto importanti quanto utili per ampliare il nostro sguardo sull’emergenza climatica e sulla nostra impronta ambientale.
Oltre lo zero waste
Proprio come per la plastica, possiamo ampliare la discussione anche quando parliamo di zero waste e ambientalismo.
Per spiegarlo ci viene aiuto l’esperienza diretta della Rete Zero Waste: anni fa, tra i membri della Rete ci fu discussione molto accesa. Il pomo della discordia era il tipo di focus da dare ai canali social: l’attenzione andava posta solo sui rifiuti e sprechi o anche su altri temi importanti? Dopo forti dibattiti, fu deciso di focalizzarsi esclusivamente sui rifiuti e sul riuso, evitando temi più spinosi.
Proprio come in un lungo percorso, a volte ci si rende conto che prendere la strada meglio tracciata e sicura non è sempre la soluzione giusta. Capendo che parlare solo di rifiuti non basta, recentemente la Rete ha iniziato a percorere sentieri più impervi, trattando di argomenti quali l’alimentazione, i trasporti e il consumismo, anche quello nel mondo ambientalista. Questo ha aggiunto difficoltà comunicative non indifferenti, ma riteniamo di aver fatto la scelta giusta. Recentemente è sorta dunque la necessità all’interno della Rete di considerare ogni tematica come interconnessa e degna di attenzione.
All’ambientalismo intersezionale sarà interamente dedicato un futuro articolo, al fine di introdurlo al meglio. Il nostro obiettivo primario per il futuro sarà proprio quello di rendere questo spazio più intersezionale e inclusivo, perché sappiamo che il… percorso è ancora lungo!
Come per ogni esperienza di vita, gli errori e le marce indietro sono inevitabili. Percepirli come uno stimolo a migliorarsi, e non come sconfitte determinanti, è una prerogativa del nostro approccio all’ambientalismo. Speriamo in futuro di non deludere le aspettative di chi fa affidamento su questo progetto per continuare in compagnia il proprio percorso. Se così non fosse, aiutateci a migliorare!
Il nostro viaggio ci ha portato a questa recente tappa, in cui ribadiamo come sia impossibile concepire l’ambientalismo (e di una delle sue sotto-categorie, lo zero waste) con posizioni esclusivamente nette: in bianco e nero. Noi preferiamo analizzare il tutto ma su scala di grigi… anche se forse preferiamo dire su scala di verdi!
Voi a che punto siete? Cosa è cambiato nel vostro dall’inizio ad ora?
Per approfondire:
Differenza tra plastic-free e zero waste
Vedere un ciclo in un oggetto
Emergenza climatica: siamo solo gocce nel mare?