Il mondo è in fiamme, e noi cosa facciamo?
L’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite ha parlato della necessità di cambiamenti ‘rapidi, ampi e inediti in tutti gli aspetti della società’. E allora, cosa stiamo aspettando? Naomi Klein, giornalista di fama mondiale, ha indagato le cause che stanno interferendo con il nostro istinto di sopravvivenza, individuando ciò che sta dietro alla nostra inerzia, non solo a livello personale, ma anche istituzionale.
In particolare, l’autrice si è chiesta come mai i governi dei paesi più ricchi si dimostrano particolarmente ostili quando si parla di interventi significativi sul clima. A quanto pare, sono soprattutto i paesi dell’Anglosfera a fare orecchie da mercante: l’Australia, per esempio, continua come se nulla fosse ad aumentare l’estrazione del carbone, il Canada prosegue con gli scisti bituminosi dell’Alberta, e gli Stati Uniti fanno lo stesso con le trivellazioni oceaniche… ciò non vuol dire che queste nazioni siano le sole responsabili del collasso ecologico. Tuttavia, l’aggravarsi repentino delle condizioni del Pianeta, secondo il pensiero della giornalista sono parallele alla crescita del modello di vita a elevato consumo promosso in particolare da queste nazioni.
Dopo l’accurata indagine sulle cause della nostra risposta individuale e collettiva alla crisi climatica presente nei primi capitoli, Naomi Klein ha raccolto interviste e reportage sugli effetti della crisi climatica, scritti nell’arco di oltre 10 anni, da giugno 2010 all’aprile 2019. In questo breve periodo di tempo abbracciato dal libro, il Pianeta ha subito danni enormi e irreparabili: dallo scioglimento dei ghiacci nel Mar Glaciale Artico alla moria delle barriere coralline australiane.
L’incendio della casa si sta allargando sempre di più, crollano parti insostituibili della casa, eppure pochi sembrano preoccuparsene.
L’autrice mette in guardia su ciò che ci aspetta se non interveniamo subito per cambiare la direzione del nostro futuro.
Come?
Per quanto riguarda i singoli si tratta di rinunciare da ora al consumismo sfrenato, basato sull’ipocrisia di un eterno presente, abbattendo i muri che dividono le persone e alimentano le disuguaglianze.
A livello politico, Naomi Klein vede come unica soluzione possibile un Green New Deal, ovvero un insieme di misure che punta sulle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica, sui trasporti puliti. Questo programma è frutto di un lungo lavoro fatto anche con il suo gruppo The Leap, che da anni si batte in questa direzione.
Forse siamo ancora in tempo per evitare la catastrofe, ma occorre che ciascuno attui un cambiamento radicale nel proprio stile di vita, o per meglio dire, come sintetizza la citazione di Kim Stanley Robinson che apre il libro:
Il futuro non ha imboccato una strada obbligata. Tutt’altro. Potremo scatenare la sesta grande estinzione di massa nella storia della Terra, ma potremo anche creare una civiltà prospera e sostenibile nel lungo periodo. Entrambe le alternative sono possibili a partire da adesso.
A proposito del ruolo che possiamo ricoprire come singoli individui nella lotta al cambiamento climatico, vi segnaliamo inoltre un recente articolo a cura di Teresa, una delle nostre co-fondatrici.
I nostri stili di vita, secondo gli studi, sono responsabili per una percentuale stimata tra il 50% e il 72% sul totale delle emissioni a effetto serra. Il mondo è in fiamme, e ciascuno di noi può fare la propria parte per spegnere l’incendio, a partire da ora!
Causa covid-19 e lo stare a casa uscendo il meno possibile ha già avuto un impatto sul pianeta con i livelli di inquinamento abbassato…sono convinta che ognuno di noi può fare qualcosa ogni giorno, piccoli passi grandi risultati
Causa covid-19 e lo stare a casa uscendo il meno possibile ha già avuto un impatto sul pianeta con i livelli di inquinamento abbassato…sono convinta che ognuno di noi può fare qualcosa ogni giorno, piccoli passi grandi risultati
Il livello di inquinamento è rimasto pressoché inalterato perché gran parte dell’inquinamento è causato dagli allevamenti intensivi e dagli impianti di riscaldamento. Sicuramente è diminuito, ma non tanto quando vogliono farci credere in TV o su facebook.
Le motivazioni che dettano l’estrazione di combustibili fossili sono, a quanto pare, politiche perché, oltre a voler incrementare le scorte per i periodi di consumo eccessivo rispetto alla produzione, pare si voglia mettere in ginocchio l’economia di paesi “scomodi” e fortemente dipendenti dall’esportazione di questi prodotti, come Venezuela, Iran, Russia… A questa gente non interessa niente dell’ambiente.